A Giarre il trionfo della tradizione in cucina -
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A Giarre il trionfo della tradizione in cucina

A Giarre il trionfo della tradizione in cucina

Un antico palmento di via Continella è stato trasformato in un elegante ed accogliente ristorante in cui è possibile ritrovare i piatti più tipici della nostra isola, come l’agglassato, la gallina faraona ripiena, il “trunzu” di Aci e molti altri ancora, appena rivisitati con rispettosa attenzione alla loro storia

Borgo dell'Etna 01Per chi si concede il piacere di recarsi al ristorante, gustare una pietanza non deve essere solo un godimento per il palato, ma anche uno stimolante “viaggio” nella storia, nelle tradizioni e negli aromi caratteristici del luogo in cui ci si trova. Non sempre, purtroppo, chi si reca a mangiare fuori riesce a soddisfare entrambe le esigenze: dei menu sempre più omologati propongono piatti che possono tranquillamente essere preparati in casa, senza nulla aggiungere in termini di ricerca e legame al territorio. Fortunatamente vi sono anche delle virtuose eccezioni. Tra queste il ristorante “Borgo dell’Etna” (adiacente all’“Etna Hotel”), facilmente raggiungibile a Giarre in via Continella n. 10 (in contrada Nespole, al confine col Comune di Mascali, non appena imboccato il bivio in direzione Nunziata-Piedimonte Etneo).

Trattasi di un antico palmento settecentesco sapientemente ed elegantemente ristrutturato alcuni anni fa, dai cui panoramici spazi esterni è possibile godere di una spettacolare veduta del Vulcano, che quasi “abbraccia” gli avventori del “Borgo dell’Etna” seduti ai tavoli della suggestiva e romantica terrazza, dove ci si perde tra i profumi dei giardini di limoni che circondano l’immobile e tra gli aromi dei piatti scelti.

Un ampio posteggio permette un agevole raggiungimento della struttura, le cui sale interne, arredate con estremo gusto, consentono all’antichità dei luoghi di sprigionare tutto il suo calore, anche attraverso la copiosa presenza di ceramiche artigianali accuratamente scelte nei poli d’eccellenza della Sicilia, quali Santo Stefano di Camastra, Caltagirone e Sciacca. Al “Borgo dell’Etna”, dunque, la ruralità si veste d’eleganza, riuscendo a ricreare delle atmosfere uniche e, come tali, ideali per abbandonarsi ai piaceri della buona tavola in un felicissimo contesto ambientale.

Borgo dell'Etna 09Ma, a parte i pregi estetici suoi propri e di tutto il borgo in cui è incastonato, il locale in questione si fa soprattutto apprezzare per l’eccellente cucina, all’insegna delle più gustose pietanze della tradizione siciliana, molte delle quali cadute ormai nel dimenticatoio. Si va, ad esempio, dalla gallina faraona ripiena all’agglassato di manzo, agnello e pollo; dalle passate di zucca e “cauliceddi” al cavolfiore alla trapanese; dal pesce stocco etneo (aromatizzato con la pera spinella) alla tuma persa; dal “trunzu” (ossia il cavolo) di Aci agli arancini di pollo agglassato, e così via in un ideale viaggio gastronomico a ritroso nel tempo, alla riscoperta dei sapori e degli aromi più genuini ed autentici della nostra isola ed, in particolare, del suo antico mondo rurale. Di ciò è giustamente orgoglioso Leopoldo Pennisi (foto a sinistra), colto operatore della ristorazione proveniente da Acireale, il quale si occupa personalmente della cucina del “Borgo”.

«La scelta – dichiara Pennisi – di puntare sul cosiddetto “sugo della nonna” e sulla “sostanza” anziché sullo “spettacolo” (come quello offerto dai tanti format televisivi incentrati sulla cucina), si è rivelata essere apprezzata. Proprio di recente abbiamo ricevuto un’esaltante gratificazione da parte di un ospite, peraltro anche lui ristoratore, proveniente da Taiwan, il quale dopo aver attraversato la penisola da Nord a Sud, ci ha detto che solo qui al “Borgo dell’Etna” era riuscito ad “emozionarsi” per le pietanze servite in quanto espressione dell’identità tra cibo e territorio; dal Trentino alla Calabria, invece, si era sempre imbattuto in ristoranti senza “personalità”, ossia incuranti di esaltare ciò che di più tipico esprimono, dal punto di vista alimentare, i rispettivi luoghi.

«Noi del “Borgo dell’Etna”, viceversa, ci sentiamo in dovere di servire nel piatto l’immensa storia della Sicilia, che è passata anche dalle cucine dei nostri progenitori: tanto per citare alcune delle ricette che proponiamo a chi viene da noi, dell’agglassato (di manzo, di agnello o di pollo) ebbe a scrivere il grande poeta latino Orazio, mentre quel particolare succo di pesce chiamato “Garum”, presente nel cavolfiore alla trapanese, veniva utilizzato dagli antichi romani.

Borgo dell'Etna 02«Dietro ogni nostra pietanza, dunque, c’è una storia o, addirittura, “la Storia”, che siamo ben lieti di raccontare ai nostri avventori per rendere ancor più gradevole la loro permanenza al “Borgo dell’Etna”.

«Ovviamente, i piatti che prima ho citato ed i tanti altri ancora presenti nei nostri menù, non sono disponibili tutto l’anno in quanto utilizziamo materie prime rigorosamente di stagione. Il nostro personale, comunque, è sempre in grado di consigliare nella scelta del piatto giusto per deliziare il palato».

Ed un piatto giusto deve essere accompagnato da un vino altrettanto “giusto”. A tal riguardo, la cantina del “Borgo dell’Etna”, ancora “in progress” sulle scelte, racchiude una sufficiente gamma delle migliori etichette siciliane ed etnee nonché alcune eccellenze nazionali.

Il ristorante “Borgo dell’Etna” (aperto tutte le sere ed il sabato e la domenica anche a pranzo) è, dunque, la meta ideale per chi, in un ambiente caratteristico e confortevole, desidera abbandonarsi ai piaceri di una cucina pensata, attenta ed autentica. Il ristorante sarà aperto anche a Natale (cena del 24 e pranzo del 25) ed a Capodanno (cenone del 31 e pranzo del 1 gennaio) ed i menù sono consultabili sul sito www.ristoranteborgodelletna.com.

Rodolfo Amodeo

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