Catania, agenti di polizia penitenziaria corrotti. Un arresto e diversi indagati -
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Catania, agenti di polizia penitenziaria corrotti. Un arresto e diversi indagati

Catania, agenti di polizia penitenziaria corrotti. Un arresto e diversi indagati

I Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, nella giornata di ieri 30 ottobre, hanno eseguito un provvedimento di sottoposizione agli arresti domiciliari, emesso dal G.I.P., su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania nei confronti di Mario Musumeci, assistente capo della Polizia Penitenziaria, in sevizio presso la Casa Circondariale di Catania Bicocca, per i reati di corruzione continuata e detenzione a fine di spaccio di sostanza stupefacente del tipo marijuana e cocaina, commessi dall’anno 2009 sino al febbraio 2013.
Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, sono state avviate a seguito dell’arresto in flagranza di reato, operato nel novembre 2012, dell’assistente capo della Polizia Penitenziaria Antonino Raineri, in servizio presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza, allorquando è stato trovato in possesso di un pacco contenente cocaina, marijuana, “pizzini”, profumi ed altri oggetti che doveva consegnare ai detenuti dietro il corrispettivo di denaro.
Il Raineri, in relazione a ciò, è stato condannato con sentenza non ancora definitiva dal Tribunale di Catania per detenzione di droga e corruzione.
L’attività investigativa sviluppata successivamente, grazie all’apporto fornito da diversi collaboratori di giustizia ed agli esiti di attività di intercettazione, ha consentito di documentare l’esistenza di un sistema di corruzione che ha visto coinvolti in modo sistematico alcuni appartenenti alla Polizia Penitenziaria, in servizio presso le Case Circondariali di Catania Piazza Lanza e Bicocca, che, in modo continuativo e dietro corresponsione di somme di denaro (in qualche caso una tantum ed in altri con cadenza mensile), hanno favorito numerosi soggetti affiliati ad organizzazioni mafiose operanti in Catania e provincia durante i periodi di detenzione presso le predette strutture carcerarie. Le attività di indagine hanno fatto emergere come alcuni agenti fossero disposti, dietro pagamento di somme di denaro, a favorire le richieste provenienti dai detenuti appartenenti a consorterie mafiose o, comunque, ad esse contigui.
La gamma dei servizi e delle prestazioni fornite in favore dei detenuti era estremamente variegata anche in relazione alla posizione ricoperta all’interno del Corpo di Polizia Penitenziaria. Si andava, infatti, dall’introduzione all’interno del carcere di materiali di genere vietato, quali alimenti non consentiti, sostanze alcoliche, profumi, telefoni cellulari, supporti informatici MP3 ed, addirittura, sostanza stupefacente di tipo cocaina e marjuana, fino a garantire ai soggetti apicali dei sodalizi mafiosi la possibilità di incontrarsi tra loro riservatamente, di avere colloqui telefonici con i propri familiari anche oltre il numero massimo consentito, di essere tempestivamente avvisati in occasione dell’imminente esecuzione di misure cautelari, di ricevere e veicolare messaggi e comunicazioni ai congiunti.
Le indagini hanno fatto emergere, in particolare, che Giuliano Gerardo Cardamone, già Comandante della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Bicocca, fosse un soggetto stabilmente a disposizione dei componenti della consorteria mafiosa Laudani da cui veniva mensilmente retribuito con somme di denaro. Nei confronti dello stesso è stata ravvisata la sussistenza, oltre che del delitto di corruzione aggravata ai sensi dell’art. 7 della legge 203/91, anche di quello di concorso esterno in associazione mafiosa.
In altri casi si è accertato che il pagamento avveniva in relazione alla singola prestazione illecita fornita dal pubblico ufficiale infedele con somme variabili dai 200 ai 300 euro per ogni pacco, contenente generi vietati, introdotto all’interno delle strutture carcerarie configurandosi, pertanto, il delitto di corruzione.
Tali sono le ipotesi delittuose a carico di Mario Musumeci, Antonino Raineri, Giuseppe Seminara (assistente capo della polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Catania Bicocca, sospeso dal servizio in quanto già sottoposto a misura cautelare nell’ambito dell’operazione c.d. “Fiori Bianchi”), Vito Limonelli (già assistente capo della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza).
Il Giudice per le Indagini Preliminari, pur riconoscendo l’estrema gravità dei fatti contestati e la sussistenza di un grave quadro indiziario a carico di tutti gli indagati, ha disposto l’applicazione della misura degli arresti domiciliari solo al Musumeci, in quanto, per gli altri indagati non ha ravvisato elementi che, unitariamente considerati e valutati, consentissero di formulare una prognosi di sussistenza delle esigenze cautelari, non ravvisando, quindi, l’attualità del pericolo di reiterazione di condotte analoghe, avendo gli altri indagati interrotto il rapporto lavorativo con l’amministrazione penitenziaria per intervenuto pensionamento, congedo o per sospensione dal servizio attivo.
Nell’ambito della stessa indagine sono stati altresì denunciati, a titolo di concorso nel reato di corruzione, numerosi detenuti che hanno usufruito delle illecite prestazioni dei pubblici ufficiali corrotti.

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