Comune di Giarre: segnalato alla Procura chi usa il telefono privato in orario di ufficio -
Catania
17°

Comune di Giarre: segnalato alla Procura chi usa il telefono privato in orario di ufficio

Comune di Giarre: segnalato alla Procura chi usa il telefono privato in orario di ufficio

In molti ieri hanno strabuzzato gli occhi. Dirigenti e dipendenti comunali hanno ricevuto una lettera (leggi la circolare utilizzo telefonini personali) a firma del segretario generale Rossana Manno.

Una missiva inattesa e dai toni poco concilianti che ha suscitato stupore misto a ilarità. Qualcun altro si è detto preoccupato per una nota che non ha precedenti al Comune e che suona come un atto di accusa contro chi ha sempre rispettato le regole.

ROSSANA MANNO SEGRETARIONella lettera si sottolinea che “durante l’orario di servizio l’uso del telefono cellulare personale deve essere limitato ai casi di assoluta urgenza. È infatti di lapalissiana evidenza e logicità, che il lavoro di ciascun ufficio debba avere preminenza assoluta su qualunque altro tipo di esigenza (escludendo quelle sanitarie), e che pertanto lo stesso non può essere interrotto o posticipato a piacimento dei dipendenti per “velleità” di tipo personali”.

Ma il vero passaggio forte della lettera è nella parte conclusiva, ovvero quando il segretario Manno entra nel merito delle conseguenze, nel caso in cui un dipendente dovesse essere sorpreso in flagranza mentre conversa con il proprio cellulare privato in orario di ufficio.

Orbene, oltre alle sanzioni disciplinari, il segretario – sottolinea nella missiva – si “riserva di procedere alla segnalazione alla Procura della Repubblica, presso il Tribunale competente, nel momento in cui si dovesse ravvisare la consumazione del reato di interruzione di pubblico servizio”.

La nota del segretario comunale Manno è stata recepita, tuttavia in qualche ufficio non sono mancati i sorrisi e qualcun altro si è detto fortemente stupito, ritenendosi financo offeso nella propria dignità morale e professionale.

Del resto, quella lettera sembra stridere parecchio con il “clima ambientale” del Comune finito nel mirino della Procura di Catania per alcune delicate inchieste, alcune delle quali conclusesi di recente con il rinvio a giudizio dell’attuale dirigente finanziario per falso ideologico, nella vicenda della determina 75 bis e sempre il medesimo dirigente, in concorso con il suo vice, anche per falsità materiale. E proprio sui telefonini, quelli di servizio, badate bene, e non quelli privati, una recente indagine della Guardia di finanza è sfociata nei mesi scorsi in una inchiesta giudiziaria e, manco a dirlo, è di appena pochi giorni fa la richiesta di rinvio a giudizio di un dirigente comunale, di un ex funzionario esterno e persino un agente di polizia locale: tutti indagati per peculato. Dunque, se di uso improprio dei telefonini vogliamo parlare facciamo le dovute distinzioni.  Ed ecco perché. Le indagini delle Fiamme gialle hanno infatti confermato – tabulati alla mano – che a macchiarsi di certi reati, il peculato, decisamente molto peggio dell’interruzione del pubblico servizio, non sono stati certo i dipendenti comunali, bensì le alte sfere del Comune.

Tornando alla lettera del segretario Manno, resta da capire come ella riuscirà a controllare nei vari palazzi comunali quasi 300 dipendenti compresi contrattisti e dirigenti, distinguendo le telefonate private da quelle di servizio o di carattere sanitario. A meno che non decida di farsi autorizzare per una intercettazione collettiva di tutti i dipendenti, compresi i vigili urbani che, in pieno servizio, girano indisturbati per le vie del centro con i cellulari all’orecchio (in alternativa eleganti auricolari) a qualunque ora del giorno. Certo saranno di sicuro chiamate di servizio. Vallo a capire. Ma in tutta questa vicenda della lettera altri due episodi fanno riflettere. Il sindaco Bonaccorsi non era al corrente della missiva ma si affretta a precisare – dopo averlo appreso dal giornalista – che “l’iniziativa del segretario Manno rientra tra le sue prerogative e comunque tutela l’interesse dell’Ente”. E poi la dichiarazione estemporanea. Meglio, per dirla alla Bonaccorsi, contemporanea di Nino Calì, segretario del Csa: “il segretario sta solo ribadendo delle ovvietà. I dipendenti conoscono bene i criteri di comportamento in ufficio”.

Ma la sua dichiarazione, come per tutti quelli che hanno commentato la vicenda,  è solo chiacchiericcio!

Mario Previtera

Potrebbero interessarti anche