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Una tendopoli… senza solidarietà!

Una tendopoli… senza solidarietà!

 Gli impianti di baseball vengono utilizzati per ospitare i profughi

Le immagini di disperazione dipinte sui volti dei profughi giunti sulle nostre coste, sono ancora ben presenti. Quando ormai le telecamere puntano i loro obiettivi altrove, l’emergenza, di cui nessuno parla più, è ancora una ferita aperta in Sicilia. In Sicilia,dove lo sport è sempre l’ultima voce nel capitolo delle spese della Regione, dove gli impianti sportivi sono poco presentabili e dove gli impianti di baseball si contano già sulle punta delle dita di una mano, dovrebbe essere impensabile che la soluzione all’emergenza sbarchi ricada su di essi. In questi giorni, il campo di Baseball di Messina è stato destinato all’allestimento di un campo profughi. “Quello che loro vedono come un campo – spiega Michele Bonaccorso, Presidente FIBS Sicilia – per noi è molto di più. È un luogo di aggregazione ed inclusione sociale, è un’agenzia formativa, è il campo della crescita personale e sportiva dei nostri ragazzi. Siamo stanchi di vederci sottrarre risorse, se ci tolgono anche i campi di gioco non immagino cosa sarà dello sport e del baseball siciliano”.

Indignazione e rabbia traspaiono dalle parole del Presidente FIBS Sicilia, poiché una dozzina di tende allineate su di un campo scoperto non è un gesto di solidarietà, è semplicemente una soluzione dozzinale e frettolosa. Con questa scelta si è garantito, ad un centinaio di profughi, un inverno all’addiaccio ed a migliaia di ragazzi si nega la possibilità di crescere con lo sport. Come si dice sempre, poteva e doveva essere trovata una soluzione diversa, possibilmente migliore, dato che in Sicilia non mancano di certo strutture inutilizzate, idonee ad ospitare i profughi, ma a molti questa deve essere sembrata la scelta più “solidale!”.

Lo sport, ed il baseball siciliano in particolare, annunciano di voler far sentire con forza la loro voce chiedendo risposte concrete, non solo per l’impiego delle strutture ma anche in merito al disinteresse della Regione che va verso la cancellazione delle leggi regionali 18 e 31 per le attività di vertice, ma anche la legge 8, di cui all’articolo 1 si legge: “La Regione siciliana riconosce nella pratica sportiva e nell’utilizzazione del tempo libero attività essenziali ed autonome per la formazione dell’uomo e per lo sviluppo civile e sociale della collettività ed a tal fine promuove le iniziative dirette a realizzare strutture e servizi idonei a garantire l’esercizio a tutti i cittadini”.

Gli appelli provenienti dal Coni Sicilia, dal Cip, dalle Federazione, dagli Enti di Promozione e dalle stesse società sono andati vuoto. Solo 1.000 società sono riuscite ad adempire alle richieste della Regione per ottenere i contributi previsti. Le restanti 1.500 hanno gettato la spugna, rischiando anche di compromettere le attività sportive basate, economicamente parlando, dal supporto proveniente dalla Regione stessa; come se non bastasse, la stessa Regione ha bocciato l’emendamento presentato in Commissione di Bilancio dagli onorevoli Pogliese, Falcone e Vinciullo, per destinare 2 milioni allo sport siciliano.

Il Presidente della FIBS Sicilia sostiene che “sarebbe opportuno modificare o aggiornare le leggi esistenti, snellendo le procedure, come invece avviene per la legge 31 che eroga solamente a conclusione dei campionati e, quindi, con la certezza di non sprecare neanche un centesimo e basando maggiormente la base di calcolo sulle trasferte e sui costi realmente sostenuti. La politica, anziché avventurarsi sulla legge quadro, dovrebbe rimpinguare i capitoli delle tre leggi.”

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Parisi del Fin Sicilia, componente della giunta Coni Sicilia, che sottolinea la gravità del problema gettando lo sguardo a tutte le società che si ritroveranno costrette ad interrompere le loro attività. E, se per il nuoto l’orizzonte non è chiaro, anche il mondo del calcio vive instabilità con 101 società in meno negli ultimi due anni. Una fila interminabile di società nate e morte in poche, ore solo perché non accompagnate dall’aiuto delle istituzioni, progetti andati in fumo e giovani che ritorneranno per strada.

Un piccolo contribuito dava una barlume di speranza, una passione da coltivare, una speranza da far crescere. Con poco c’è chi ha fatto tanto, col nulla li metteranno tutti al tappeto. Praticare uno sport è un diritto per i tutti i cittadini e, parallelamente, un effettivo guadagno per la collettività, in termini di socializzazione e prevenzione sanitari; ma del resto quei profughi erano a centinaia e probabilmente troppi per una Sicilia debole ed uno Stato sordo.

Salvatore Rubbino

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